Le terre della sete
La Puglia, regione assetata, è da sempre soggetta a forte dipendenza idrica. Vi sono motivi eminentemente geografici: il territorio carsico determina l'infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo sino al loro accumulo in falda.
La superficie resta asciutta e l'acqua, la preziosa acqua, dev'essere faticosamente emunta dai pozzi, serbata in cisterne, trasportata in acquedotti.

Risalgono al Neolitico le prime testimonianze di riti legati al culto delle acque; l'esempio più felice viene da Manfredonia, in Daunia, dal sito archeologico di Grotta Scaloria.
E' qui che sono stati rinvenuti eccezionali reperti datati attorno alla metà del IV millennio a.C. testimonianti l'intenzionale rottura delle stalagmiti e la sistemazione di vasi per la raccolta delle acque di stillicidio. Rito, semplice sistema per la raccolta delle acque?

Da sempre, gli abitanti delle nostre terre hanno dovuto ricorrere a tutto il loro ingegno per creare sistemi di immagazzinamento dell'acqua: sorgenti, pozzi, cisterne, norie.

Si pensi alla fatica: pompare acqua, tirarla su dai pozzi, trasportarla nelle case o verso i campi, serbarla sino al momento dell'uso parsimonioso.

Approvvigionarsi d'acqua, oggi, significa semplicemente aprire un rubinetto. E farne uscire molta di più di quella che serve davvero. Dov'è finito il rispetto dei nostri padri per questo bene primario?

L'Acquedotto Pugliese S.p.A., o AQP, con i suoi 19.282 chilometri di tubature è l'acquedotto a maggiore sviluppo del mondo. Distribuisce acqua potabile per oltre 600 milioni di metri cubi a Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Molise per un totale di 5 milioni di utenti.

L'approvvigionamento avviene attraverso la captazione sorgentizia, l'estrazione da falda e la derivazione da invaso.

La captazione da sorgente

Le sorgenti sono scaturigini naturali di acqua proveniente da formazioni idrogeologiche sotterranee.
Le acque piovane che si infiltrano nel terreno subiscono variazioni nelle caratteristiche chimico-fisiche in ragione della natura dei terreni attraversati.

Le acque captate a scopo potabile dall'AQP per oltre 190 milioni di metri cubi annui hanno ottime qualità organolettiche, si pensi alla sorgente La Francesca in Basilicata, o alle sorgenti campane della Sanità a Caposele (Av) o a quelle di Cassano Irpino (Av).

L'estrazione da falda

Gli accumuli di acque sotterranee, alimentati dalle infiltrazioni di acque meteoriche, vengono utilizzati attraverso la trivellazione di pozzi per circa 120 milioni di metri cubi annui. In alcune aree, come il Salento, i pozzi per estrazione sono numerosi e l'eccessivo, incontrollato emungimento di acque sotterranee determina gravi problemi d'inquinamento e di salinizzazione delle falde idriche.

La derivazione da invasi

Altra fonte d'approvvigionamento è costituita dallo sfruttamento delle acque superficiali.
L'AQP ricava acqua per un totale di circa 300 milioni di metri cubi annui dall'invaso del Pertusillo sul fiume Agri, da quello di Monte Cotugno sul fiume Sinni, da quello di Occhito sul fiume Fortore, da quello del Camastra e del Locone sugli omonimi torrenti.

Queste acque necessitano di un attento processo di potabilizzazione affinché siano idonee al consumo umano.
Crediti
Testi Modesto Tartarelli
Immagini Archivio Acquedotto Pugliese
Pino Pace
Mario Parise
Progetto e produzione Gruppo Puglia Grotte
Coordinamento editoriale Daniela Lovece
Coordinamento grafico Pino Pace
Coordinamento alla produzione Giuseppe Savino

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