Chi era Franco Anelli?

Franco Anelli nato a Lodi il 18 ottobre 1899, diplomatosi a Milano, consegue nel 1927 la laurea in Scienze Naturali all’Università di Bologna e lavora per alcuni anni come geologo nelle miniere di Predil (Raibl) nel Tarvisiano.

Nel 1930, su incarico del prof. Michele Gortani, diventa conservatore del Museo Speleologico e assistente dell’Istituto Italiano di Speleologia presso le Grotte di Postumia nell’attuale Slovenia.

Egli si dedica a esplorazioni e ricerche speleologiche nel Carso di Postumia; cura il Catasto delle Grotte d’Italia; coordina i sempre più numerosi gruppi speleologici italiani; s’impegna, infine, nella direzione delle Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia e nella redazione della rivista Le Grotte d’Italia.

Ben presto comincia ad occuparsi delle aree carsiche dell’Italia meridionale; nel 1930 partecipa con Eugenio Boegan al completamento dell’esplorazione della Grotta di Castelcivita, la più grande grotta dei Monti Alburni, in Campania.

Nel 1938 incaricato dall’Ente Provinciale per il Turismo di Bari di effettuare una ricognizione della Grotta di Putignano, Anelli viene a sapere dell’esistenza di cavità limitrofe ancora inesplorate.

Il 23 gennaio si cala nella Grave di Castellana e realizza ben presto di trovarsi di fronte ad un vasto complesso carsico ipogeo, di estremo interesse scientifico e turistico.
Scopre, così, quasi per caso, le famose Grotte di Castellana destinate ad assumere un ruolo fondamentale nel suo futuro.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943 diventa direttore delle Grotte di Postumia; durante l’occupazione tedesca, si prodiga nell’arduo compito di salvare il Catasto delle Grotte d’Italia e tutto il materiale scientifico dell’Istituto Italiano di Speleologia; nel 1945 è costretto a fuggire, rifugiandosi a Trivignano Udinese con tutta la sua famiglia.

Chiamato a Castellana nel 1949, assume la direzione delle “sue” Grotte di Castellana; vi si dedica, subito, anima e corpo svolgendo un’intensa attività di esplorazione, rilevamento, ricerca scientifica e valorizzazione turistica della cavità.

Sotto la sua guida, le Grotte di Castellana diventano, dopo pochi anni, la prima grotta turistica italiana; nel 1976, i visitatori raggiungono la cifra record di ben 396.990.
Dal 1949 svolge la sua attività di professore di geografia fisica nella Facoltà di Scienze dell’Università di Bari.
I suoi campi di interesse sono molteplici; infatti, si dedica, tra l’altro, a studi di paleontologia, archeologia e meteorologia ipogea.

Nel 1949, scopre nella Grotta delle Mura a Monopoli un deposito preistorico del Paleolitico superiore e vi rinviene un ciottolo con incisovi un elegante profilo di bovide.
Nel 1950 organizza a Bari il IV Congresso Nazionale di Speleologia, durante il quale i partecipanti visitano la Grotta Bianca illuminata per la prima volta con un impianto elettrico.
Nel 1954 dà alla stampa la prima edizione della fortunata guida Castellana. Arcano mondo sotterraneo in Terra di Bari, che avrà poi ben altre undici edizioni per un totale di oltre 190.000 copie.
Nel 1955, Anelli riprende gli scavi nella Grotta della Iena a Castellana-Grotte rinvenendo numerosi reperti paleontologici, tra cui un raro reperto di stambecco.
Nello stesso anno, ricostituisce la sede tecnica ed organizzativa dell’Istituto Italiano di Speleologia presso le Grotte di Castellana e torna a stampare la prestigiosa rivista speleologica nazionale Le Grotte d’Italia.

Nel 1958, organizza il 2° Congresso Internazionale di Speleologia, incontro cui partecipano oltre 200 studiosi di carsismo provenienti da tutto il mondo.

Numerose sono le entità naturalistiche a lui dedicate; tra queste, ci limitiamo a ricordare un minerale: la francoanellite, un fosfato acido idrato di alluminio e potassio ritrovato nelle Grotte di Castellana. Nel 1969 è collocato in pensione dall’Università di Bari per raggiunto limite di età d’insegnamento.
Se da un lato è amareggiato per aver dovuto cessare la sua attività d’insegnamento all’Università, dall’altro si sente libero di recarsi tutti i giorni della settimana nelle sue amate grotte. Il 23 ottobre 1977 il professore Franco Anelli si spegne serenamente a Bari circondato dall’affetto dei suoi familiari e di tutti gli speleologi italiani.

Anelli ha contribuito con il suo sapere e la sua esperienza a fare emergere dall’anonimato una piccola cittadina della Murgia barese, è riuscito a darle una notorietà che ha travalicato i confini nazionali, ne ha agevolato la crescita sociale ed economica.

Alle Grotte di Castellana, sempre al centro dei suoi pensieri, ha dedicato la maggiore parte della sua vita e dei suoi studi, riuscendo a coagularvi l’interesse scientifico internazionale.
I suoi articoli pubblicati sulle riviste più disparate – la sua bibliografia conta ben oltre 220 titoli – hanno richiamato a Castellana-Grotte milioni di visitatori, attratti dalle sue appassionanti descrizioni e dalle splendide immagini.

Ma i suoi notevoli meriti legati alle Grotte di Castellana non devono trarre in inganno: la sua azione non ha avuto carattere meramente locale.

Anzi, a buon diritto, Franco Anelli può essere chiamato il Padre della speleologia italiana.