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Risorgenza di Canale Palazzo: la storia continua…

È con vero piacere che oggi siamo a condividere la notizia di questa esplorazione condotta con successo da speleologi calabresi tenaci e motivati.

Per la prima volta è stato raggiunto un nuovo ramo post-sifone della risorgiva di Canale Palazzo presso il Comune di Orsomarso. Grotta di cui nel 1995, sul Bollettino GPG, avevamo documentato e narrato l’esistenza (Estratto Bollettino GPG 1995). Complimenti dunque a tutti i componenti presenti a questa che, secondo noi, è un passo storico e importante verso la conoscenza del sottosuolo di quell’interessante porzione di territorio.

Il nostro elogio dunque in ordine sparso ad Antonello Pastore, Daniele Ferraro, Paolo Mauro, Consuele Marano, Alessio Bloise, Paolo Cunsolo, Giuseppe Presta e (non ultimo) Piero Greco.

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Nuove esplorazioni in Alburni – Il “buco” diventa grotta

Durante il campo estivo del 2015, vengono segnalate da alcuni pastori, a soci del GSNE, una serie di ingressi nei pressi dello sterrato che porta al Figliolo.

Di queste segnalazioni, una si presenta interessante. Tra l’altro, uno di questi ingressi era già stato oggetto di segnalazione nel 2014 da parte dei GS CAI Napoli.

Grotta Alburni Segnalazione1

In diverse uscite, speleologi di diversi gruppi campani e pugliesi provvedono a rendere agevole lo stretto meandro iniziale, in modo da raggiungere agevolmente la verticale che era già stata “sentita” sin dalle prime uscite.

 

 

Il giorno 15 novembre 2015 Gaetano Proietto (GPG), Maria Venezia e Immacolata Nunneri (GSNE) tornano al “buco” per scendere il pozzo al termine del meandro nel quale erano ferme le ultime operazioni di scavo.

Sulla verticale era già stata posizionata la corda da Michele Manco (GSNE) poiché, nella precedente uscita, era riuscito ad allargare abbastanza la fessura da permettere la discesa. Ricontrollato l’armo, il pozzo di circa 8 metri è stato disceso dai 3 presenti; questo si stringe solo nel punto di attacco alla base del meandro, dopodichè si allarga fra pareti pulite. Il fondo consiste in una saletta più ampia degli ambienti precedenti alla cui base si rivengono i massi mobilitati dalla disostruzione e una pozzetta di acqua; inoltre, sulla stessa frattura del meandro superiore, si imposta un altro stretto e basso meandro che è stato allargato nella parte iniziale togliendo alcuni denti di roccia che impedivano il passaggio. Percorrendo quasi strisciando questo meandrino, per circa 3 metri, ci si affaccia su un ulteriore saltino di circa 3-4 metri tappato da fango. L’imbocco risulta attualmente non agibile al passaggio umano: sarà sicuramente oggetto di scavo in una prossima uscita. La grotta sembra proseguire alla base di questo salto verso destra (purtroppo se non si scende non si vede se prosegue ancora di molto).

All’uscita della grotta ci raggiunge Michele Manco che nell’attesa ha trovato altri “buchi”: uno su un altro affioramento, a quota poco più bassa e poco distante, dal quale tira aria; altri 5 probabili inghiottitoi, abbastanza grandi, coperti da spine e rovi in un’ampia zona aperta, più giù del suddetto affioramento, dei quali Michele ha preso coordinate e foto e che saranno controllati in successivi sopralluoghi.